Del
tuo essere E. non ti libererai mai. Te lo porterai sempre dentro il
tuo essere: E.
Sei E.
anche adesso, sei E. soprattutto adesso che hai iniziato a scrivere.
Che ti sei rimessa a scrivere dopo mesi. (Sono mesi che non scrivi).
Sono
mesi che hai perso amici che ti ascoltano (gli amici se ne vanno).
Gli amici cercano storie. Gli amici che non saranno mai amici veri,
cara E. (così dicono, alcuni).
E
allora ti ritrovi a parlare e a farti ascoltare dall'unica persona
che invece avrebbe bisogno di ascolto, E., e allora non è giusto.
E tu
spesso ci pensi.
A
questo.
Ti
senti sola, E.
Ti
senti terribilmente sola, e pensi al futuro, che è una cosa che lo
sanno tutti che non si fa.
E
pensi al presente, E.
E
capisci che è un gran casino.
E
vorresti andartene, E.
Via.
Non
sai bene dove, ma via da qui e da te, e dal tuo essere, E.
Vorresti
avere un attimo di libertà (E., non la senti più la libertà:
questo ti taglia dentro).
Vorresti
fare quello che vuoi (l'hai sempre fatto, E.: ammettilo).
E.,
lui dov'è?
Sei
sola, E.: arrenditi.
Sei
triste, E.: ammettilo.
È
dura in questi mesi, E.: non dire il contrario.
Non
hai paura del futuro, E.: hai paura del presente e del passato. Di
quello che hai fatto, E., più di quello che forse non farai.
Niente
è più certo del passato, E.: ricordalo.
Sarebbe
più interessante leggere un bigliettino di quelli con le scritte
piccole blu sulla carta sporca di cioccolato, E., sarebbe meglio
leggere un bigliettino dei baci perugina, E., sarebbe più
interessante di quello che scrivi tu in giornate così, E., ma di
solito scrivi proprio in giornate così, E.
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