martedì 9 ottobre 2012

Memorie di una bevitrice di Estathè #16

Nella mia casa vecchia, avevo un cassettone per la serranda che era la sala da ballo privata di un paio di rondini. Loro erano la mia sventura e il mio orgoglio, visto che avevano una vita sociale da far invidia, che si protraeva tra pigolii e zampettate fino all'alba, impedendomi di dormire.
Nella mia casa nuova, non ho serrande, ma ho i piccioni. Stramaledettissimi piccioni.

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo.
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”.

Essere John Fruscianthè
L'altro giorno ero sul balcone della mia cucina con Pezzetta, il mio coinquilino igienista, a studiare metodi per non ospitare più i piccioni o, per lo meno, per convincerli a pagare l'affitto. Avevamo appena finito di posizionare girelle, buste di plastica, chiodi, cd di Povia e una riproduzione di un gufo reale (loro acerrimo nemico), quando Oris mi ha chiamato da sotto la doccia perché aveva paura di affogare dopo aver sganciato la porta di vetro del box, facendola uscire fuori binario.
Ancora mi chiedo come abbia fatto, visto che Oris è alta quanto lo sportello del pensile basso dalla cucina, ma fatto sta che, in quel momento di pericolo e umidità, i suoi capelli erano come quelli di Lotte, la moglie animalista del burattinaio Craig Schwartz.
L'ho attaccata subito, parlando della differenza tra un sistema numerico posizionale in base 2 e il binario 9 e ¾ della stazione londinese di King's Cross, motivando le mie scelte antivolatili con la manfrina del libero arbitrio. Spaventata dalla mia foga, Oris si è messa a correre verso lo sportello del pensile basso della cucina, quello in cui conservo le mie scorte di Estathé e ci si è nascosta dentro.
Dopo un minuto, una voce ha invaso la stanza.

Sono Jack Frusciante”, ha detto.
Jack? Ma non ti chiamavi John?”
John Frusciante, sì. Infatti volevo dire che sono Jack White”
Si, ma pure Jack White in realtà si chiamava John.”
Allora sono Jack Black.”
Pure quello è un nome d'arte”
Iris, lo sai che scassacazzi come te ne ho conosciute poche? E lo sai che pure Iris è uno pseudonimo di merda?”
A parte il turpiloquio, senti Jack Daniels, ho un problema con i piccioni...”
E con la merda dei suddetti.”
Già, ma vorrei che la chiamassi guano.”

Abbiamo scoperto che se ti infili nel pensile basso della cucina, bevi un bicchiere di Estathè di straforo e senti una canzone dei Nirvana al contrario, entri nella testa di chi vuoi per 15 minuti. Siccome Oris è una grande comunicatrice, l'abbiamo convinta a entrare nella testa di un piccione e a parlare a tutti gli altri di un progetto web in crescita: smetteredicacare.com (a cura di un certo Bob UkuLele, genio sconosciuto ai più).
Il comunicato stampa parla di metamedicina e possessività e di come la stipsi possa essere un metodo di forza e di accumulazione per combattere l'odierna valanga di informazioni inutili e non richieste che, molto spesso, fa più danni del guano.

Però non dite guano, dite merda”, c'ha suggerito John Holmes collegandosi con un jack.
Con i vostri modi gentili ed educati, mi avete fatto schiattare due anni fa, senza un goccio di concime”.
John Holmes era il mio olmo bonsai e la sua voce torna a trovarmi solo raramente, perché lui è stato uno dei miei errori più grandi: un ossimoro imperdonabile.

Alla fine della giornata, i capelli di Oris erano vaporosissimi e la sua eccitazione in seguito alle ingenti quantità di Estathè bevuto era incalcolabile.
Io e Pezzetta abbiamo ricamato una maglietta con l'indirizzo internet del sito e l'abbiamo fatta indossare al gufo reale, ma non sappiamo se tutto questo basterà.
In compenso ci sentiamo sempre in bilico tra un film di Hitchcock e una centrale energetica a biomasse.

Il guano è una risorsa”, ci ha detto Lotte mentre giocavamo a blackjack. 
Quindi l'abbiamo infilata nel pensile degli Estathè.
Perché quello, invece, sì che è una risorsa.

Sempre vostra,
Iris.

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