giovedì 5 aprile 2012

Marco Polo era un pantofolaio

Margherita Hack è sulle cronache di tutti i giornali (Hemerocalle, non me ne volere, se ti rubo un po’ il mestiere... giuro che non farò troppa pipì fuori dal vaso) per l’increscioso incidente che la vorrebbe spatentata. Beh, io di questo non mi sono sconvolta più di tanto. Non ho neanche deciso se son d’accordo con la Hack o con il medico che, sentendo al telefono la sua voce di innocua vecchina, si è andato cacciare in questa via senza ritorno.
Io mi sono fatta scivolare la mascella al piano di sotto, invece, quando ho scoperto che la Hack si è laureata in astrofisica alla tenera età di 22 anni. 22. Anni.
Sono una studentessa perennemente fuori corso. E’ pratica comune, per i ritardatari come me, controllare avidamente i CV della propria categoria preferita (io ho una perversione per quella degli economisti ma per ragioni di banale deformazione non professionale) e, calcolatrice alla mano, verificare quanti anni di bagordi univeristari aggiuntivi vantino assieme alle lauree honoris causa. Va bene, forse non è pratica comune, è solo pratica mia. 22 anni. Maledizione. Non diventerò mai professionista in niente, se non nella nobile arte dell’abbrutirsi sul divano. In questi giorni seguo un corso con delle giovani menti nate quando già non c’era più il muro di Berlino. E vorrei spiegare a ciascuna di loro, che, anche se tra le paciose aule universitarie è facile dimeticarselo, il mondo là fuori è brutale. Che non gliene frega niente a nessuno in quanti anni ti laurei se non sei veloce come Willy il Coyote su Excel, simpatico, sveglio, bravo ad usare il fascicolatore (true story). Che non pensino che sono una sfigata solo perchè sono più vecchia, che magari ho anche i miei buoni motivi per essere ancora seduta su quel banco. Vorrei dire alla rampante e supponente studentessa che sono stata a mia volta di contare fino a 1.000 prima di giungere a delle stupide conclusioni affrettate. Vorrei chiedere all’ordine cosmico il senso di stare seduti su un banco ad interrogarsi sul proprio futuro, se poi, nel mondo reale, si deve far sempre tutta quella fatica. Ecco, io lo so di essere una sempliciotta, ma non riesco proprio ad immaginare di saperle reggere, un giorno, tutte quelle responsabilità. Tutti quei post it da depennare, i punti della patente, le bollette, il capo che ti guarda storto, il bambino a cui organizzare la festa di compleanno, i genitori da accompagnare dal medico, l’estetista, gli amici che chissà dove diavolo sono finiti. E poi ancora il lavoro, e vai a parlare con quello che poi magari ti presenta quell'altro, e controlla sempre quello che dici, e sì, insomma, io non credo di farcela. Quando ero molto più giovane di così credevo che toh, al massimo dai 30 anni in poi, la strada sarebbe stata tutta in discesa. Cioè, a un certo punto uno si sarebbe pur dovuto rilassare, no?
Vorrei dire alla me molto più giovane di così :
- di smetterla di guardare i telefilm
- di leggere molto di più e di dirlo anche alla me molto più vecchia
- che Maria De Filippi fa male al cervello
- che i pantaloni elasticizzati sono sempre un errore
 E che la vista dai parcheggi dell’Università sa, alle volte, non essere poi così terribile.



2 commenti:

  1. Anche io voglio dire qualcosa alla me molto più giovane (e anche alle te più giovane):
    - un giorno tutti quei telefilm ti saranno utili
    - willy il coyote, alla fine della fiera, ti starà sul cazzo
    - impara a guidare meglio che puoi, dovessi mai incontrare Margherita Hack per strada
    - i pantaloni elasticizzati, sì, sono sempre un errore.

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  2. no, va be': in fondo ce la farai, ce la faremo. E quando qualcosa andrà storto il post-it lo arrotoleremo e ce lo fumeremo.
    E Willy prima o poi ... aspe': ma se partiamo da Willy siamo fottuti in partenza! Non dobbiamo essere veloci come Willy, dovremmo essere come lo struzzo là, l'animale pennuto, come i cigni di lago giganti: dovremmo essere dei cigni di lago giganti, con le gambe strette nei jeans stretti (mai nei leggins indossati con disinvoltura come pantaloni qualsiasi), dovremmo avere il cervello della Hack e usarne la metà per organizzare i compleanni ai figli e sopportare le altre mamme figlie di Maria De Filippi.

    Io, boh se ce la faccio.

    Ma quelle menti giovani lo sanno che il muro non c'è più? che un muro c'è stato? che qualche muro ci sarà sempre? io boh se lo so se lo sanno.

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